Definire "Diva" Renata Tebaldi, una tra le più famose "primedonne" dell'opera, non è del tutto pertinente se alla parola "Diva" si attribuiscono le caratteristiche che il luogo comune le impone: l'esibizione imperiosa di una su- premazia, il capriccio fatto arte, una vita che con astuzia si discosta da quella piatta delle mortali, amori che possono affollare le cronache forse più delle cronache di eccelse interpretazioni. Una vita insomma molto esibita.
A questa stregua la Tebaldi non è stata una "Diva": Renata è stata musica fatta voce. Può sembrare questa affermazione riduttiva o di eccessiva ammirazione se non rispecchiasse la realtà.
Naturalmente schiva, non timida, la Tebaldi ha riservato la sua statuaria bellezza alle sue eroine musicali, custodendo gelosamente la privatezza ed impedendo intrusioni di qualsiasi tipo nella sua vita di donna: questo talvolta, anche a scapito della sua immagine che il pubblico avrebbe forse preferito consona ai canoni del "divismo" di maniera.
Ma il fascino di una voce imparagonabile e la sapienza di musicista hanno fatto comunque della Tebaldi la "Diva" che tutto il mondo ha osannato e che oggi rimpiange.